Vigini commenta e i fratelli Gregori illustrano “I Promessi Sposi”

In occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni le Edizioni San Paolo pubblicano una pregevole edizione de “I promessi sposi” (pp. 890, € 25,00) con il commento di Giuliano Vigini e le illustrazioni dei fratelli Nino (1925 – 2012) e Silvio (1927 – 2017) Gregori.

Vigini, saggista e docente di Sociologia dell’editoria contemporanea all’Università Cattolica di Milano, ha speso la vita nel mondo dei libri.

Cofondatore dell’Editrice Bibliografica è stimato studioso del pensiero di Sant’Agostino (all’opera del quale ha dedicato diversi libri) e di numerosi altri autori cristiani.

Ascoltato conferenziere in specialistici convegni sull’editoria è autore di apprezzate pubblicazioni tra le quali spiccano il “Dizionario della Bibbia” (Lev) e un commento alla “Divina Commedia”, in tre volumi, editi da San Paolo.

Ad impreziosire ora questo suo commento al celeberrimo romanzo manzoniano concorrono i disegni e le illustrazioni di due grandi pittori istriani, entrambi nati a Parenzo, oggi cittadina croata, Nino e Silvio Gregori, per oltre mezzo secolo direttori artistici di Famiglia Cristiana.

Milioni di lettori hanno goduto dei ritratti e dei quadri che settimanalmente i Gregori realizzavano per la popolare rivista cattolica, negli Anni Ottanta del secolo scorso, la testata più diffusa in Italia e al quarto posto tra quelle europee.

Merito dell’editore è di avere coniugato la cultura e la profondità di pensiero di Vigini con la soavità e incisività del tratto pittorico di due artisti come i fratelli Gregori.

Il lettore ha così tra le mani un libro che, come tutti i pontefici da Pio XI a Francesco hanno sottolineato, è una “summa” della fede e della carità cristiane.

Acuta la riflessione che il Commentatore fa nella premessa dove afferma che «in realtà, il romanzo procede sempre su un duplice binario: da un lato, la legge dei potenti e di coloro che per viltà o paura la assecondano, che calpesta i diritti dei più deboli; dall’altro, la ricerca della giustizia da parte degli oppressi, benché offuscata da atti o pensieri di vendetta: come accade palesemente, fino all’ultimo, a Renzo, che ingenuamente crede troppo presto di aver raggiunto il porto della giustizia (“A questo mondo c’è giustizia finalmente!”, capitolo III).

La giustizia, invece, è una dura e lunga lotta; e tutto il romanzo è in effetti un campo di battaglia dove il male e il bene si scontrano, ma dove alla fine trionfa la giustizia.

Una giustizia, però, che, a differenza dell’atteggiamento di alcuni personaggi del romanzo, non assume mai nel Manzoni il volto dell’egoismo o della paura, della risentimento aggressivo o della vendetta implacabile, bensì quello della verità e della carità, che restituisce a ciascuno il suo».

Una considerazione, questa di Vigini, che ci porta a riflettere sul fenomeno mondiale della pandemia e che ci spinge a chiosare: non è casuale quanto accaduto con la diffusione del virus di Wuhan, ma ora la verità sta emergendo, seppur a fatica, grazie ad alcuni (pochi) organi di stampa.

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